AILANTO – Padiglione Tineo
Cuoghi Corsello e Dado
a cura di Fulvio Chimento
14 ottobre – 2 novembre 2016
Orto Botanico, Palermo.
L’esposizione ruota intorno a una metafora poetica che ha una ricaduta in ambito critico: il parallelismo tra una pianta invasiva non autoctona, l’ailanto, e alcuni linguaggi artistici che si sono diffusi a partire dagli anni Ottanta a oggi. Il nome stesso della pianta è di per sé affascinante e si ammanta di connotati magici, taumaturgici e spirituali: in latino è definita Ailanthus altissima, mentre in italiano viene chiamata anche albero del cielo o albero del paradiso. Originaria della Cina, questa specie si è poi diffusa ovunque, principalmente negli Stati Uniti. In Europa è stata introdotta nel XVIII secolo come pianta da giardino, ma ha poi “viaggiato” ovunque: dall’Inghilterra al Mediterraneo. In Italia la sua presenza è aumentata esponenzialmente negli ultimi tre decenni (circa la stessa tempistica di diffusione del writing dagli Stati Uniti ad altri paesi in tutto il mondo) a causa del progressivo abbandono delle aree urbane e suburbane. In alcune caratteristiche dell’Ailanthus, infatti, è possibile scorgere dei legami profondi con il modo germinativo di intendere l’arte per Cuoghi Corsello, che vivono in fabbriche occupate dal 1994 al 2005, oltre a una condivisione suggestiva di habitat connessa ai luoghi in disuso e allo stesso spazio scenico del writing: treni, binari, stazioni, stabilimenti abbandonati, muri di periferia. “L’ailanto è simbolo di una diversità artistica che si pone come alternativa all’arte “ufficiale”, propensa quindi ad “ailantizzarsi”, a innestarsi e diffondersi rapidamente negli ambienti più disparati e a differenti latitudini, come il writing e altri fenomeni artistici che nascono per necessità impellente da semi spontanei” (Fulvio Chimento).
Ailanto è stata ospitata a febbraio del 2016 dalla Biblioteca d’Arte Luigi Poletti di Modena e trova ora un approdo naturale nel Padiglione Tineo a Palermo, luogo che esalta il modus operandi degli artisti coinvolti (a tal proposito leggere l’intervista rilasciata ad ATP Diary). Ailanto Padiglione Tineo, infatti, è una mostra calibrata appositamente per questo spazio, gli artisti, infatti, hanno chiesto di poter usare materiali di recupero provenienti dall’Orto Botanico per arricchire ulteriormente l’esposizione. Il Padiglione è immaginato come opera unitaria, una “serra a cielo aperto”, luogo in cui si manifesta un’esperienza non replicabile: una mostra che “respira”. Gli artisti giocano in modo disinvolto anche con i vuoti dello spazio espositivo e con alcune polarità linguistiche: l’astrazione e la figurazione, la scultura e l’installazione, il maschile e il femminile, la catalogazione e l’improvvisazione, il segno di una matita e lo spruzzo di una bomboletta spray. L’arte viene intesa in modo totalizzante (qui inserirei il link dell’articolo pubblicato su Arshake, eccolo: http://www.arshake.com/ailanto-padiglione-tineo/), come prossima alla trasformazione, all’abbandono e alla rinascita dopo un azzeramento. Nelle teche del padiglione sono presenti anche diverse pubblicazioni scientifiche con disegni e illustrazioni dedicati nello specifico alle piante invasive ed erbari provenienti dalle raccolte delle collezioni dell’Herbarium Mediterraneum e dalla Biblioteca di Botanica dell’Università di Palermo e tavole entomologiche messe a disposizione dal Museo Zoologico “P. Doderlein”. Tutto questo prezioso materiale dialoga con i dipinti a olio, le fotografie, i taccuini e i bozzetti su carta realizzati dagli artisti.
Il fotoracconto della mostra Ailanto. Padiglione Tineo viene interamente pubblicato sul blog degli artisti Cuoghi Corsello e in occasione della mostra realizziamo anche un catalogo/libro d’artista molto particolare (clicca per sfogliare), che al suo interno contiene il mio testo “Esistenze pioniere”.