Fulvio Chimento

Amore e Rivoluzione | Stazione Mandrione

Amore e Rivoluzione

Artisti: Fabrizio Basso, Sara Basta, Elena Bellantoni, Silvia Cini, Stefania Galegati, Grossi Maglioni, Alfredo Pirri, Alessandro Sarra, Morteza Hosseini (Stalker), Jacopo Tomassini.

A cura di Fulvio Chimento

Via del Mandrione (Stazione Casilina), Roma

Inaugurazione: 6 settembre ore 18.30

Fabrizio Basso, Calma Calma Calma, 2019. Ph. Sabino de Nichilo

Una passeggiata in aprile 2019 con artisti, famiglie e bambini lungo via del Mandrione è stato il pretesto per ideare il progetto Amore e Rivoluzione, che si è successivamente realizzato il 6 settembre 2019 presso via del Mandrione a Roma. Rassegna stampa: Artribune, Rivista Segno.

Insieme a Stefania Galegati, Alessandro Sarra e Silvia Cini, nei primi giorni di marzo 2019 abbiamo inoltrato un invito tramite e-mail ad amici di varie parti d’Italia per incontrarci in questo tratto di strada che, dal Quadraro, quartiere alla periferia a Sud-Est di Roma, entra nel cuore della città, sfociando nei pressi del Pigneto. Via del Mandrione corre parallela all’Acquedotto Felice (226 d. C.), che costituisce uno degli esempi storici d’insediamenti di baraccati sorti a ridosso degli antichi ruderi romani. Il nome della zona viene fatto risalire alla destinazione dell’area, che per secoli è stata riservata al pascolo delle mandrie di animali. Alla fine del XVI secolo Sisto V decide di intraprendere il restauro dell’intero Acquedotto: i primi insediamenti abitativi vengono fatti risalire proprio a quel periodo. Il momento di maggior affollamento dell’area segue il bombardamento dell’aviazione americana su San Lorenzo, e si protrae fino al 1974, anno in cui il Comune assegna agli sfollati case in altre zone della città.

Stefania Galegati durante la realizzazione di Manifesto del cadere, scritta su asfalto, pittura lavabile, 2019.

Il Mandrione viene citato in diverse opere letterarie e cinematografiche, fra cui Il bidone (1955) di Federico Fellini; Ladro lui ladra lei (1958) con Alberto Sordi; La commare secca (1962), esordio in regia di Bernardo Bertolucci. Anche Pier Paolo Pasolini era solito passeggiare lungo questa via, numerose fotografie ritraggono il poeta “immerso” nella vita delle baracche; non a caso nel 1960 Pasolini scrisse per Laura Betti il testo della canzone Cristo al Mandrione. Via del Madrione è anche al centro di importanti studi urbanistici e sociologici (G. Berlinguer, P. Della Seta, Borgate di Roma, Editori Riuniti 1960; F. Ferrarotti, Roma: da capitale a periferia, La Terza 1979; A. Clementi, F. Perego, La metropoli spontanea: il caso di Roma, Dedalo, 1983). Si ricorda anche il progetto fotografico di Franco Pinna, che dal 1956 al 1968 documenta con scatti fotografici la vita nelle baracche (Feltrinelli editore). Attualmente in questo territorio sono attivi due comitati di quartiere, Certosa e Madrione, che hanno particolarmente a cuore le sorti di quest’area in continua trasformazione.

Abbiamo deciso di intervenire artisticamente lungo via del Mandrione, nel rispetto della storia del luogo e della sua unicità, mossi dall’intento di valorizzare uno spazio di confronto e di relazione artistica e umana. I segni lasciati dagli artisti lungo via del Mandrione sono stati presenti in loco anche nei mesi successivi all’inaugurazione, esposti all’usura del tempo e alle incidenze del caso. Una maggiore presenza di opere si riscontra nel tratto di strada che il Comune ha chiuso al traffico veicolare dal 2018. L’area individuata per l’esposizione coincide con lo slargo che si apre di fronte alla Stazione Casilina, in un’area circoscritta tra via del Mandrione, la ferrovia, gli edifici della Zecca di Stato e il tunnel che conduce al quartiere Certosa: un’area, che in questi ultimi anni ha vissuto un abbandono poetico seguito da segni di ripopolamento umano, circoscritta in un tratto di 750 metri di asfalto percorribile esclusivamente a piedi e sospeso sul vuoto.

La chiusura della strada da parte del Comune di Roma è stata infatti necessaria a causa dello sgrottamento di due cavità sotterranee presenti sotto le corsie di marcia di via del Mandrione, indicatori di una voragine. Diverse parti di via del Mandrione, in effetti, risultano sospese su venti metri di vuoto, e lo stesso manto stradale risulta particolarmente assottigliato: in prossimità dell’area di intervento di Amore e Rivoluzione raggiunge uno spessore di soli due metri, che separano il piano calpestabile della strada dal vuoto sottostante.

Le indagini del sottosuolo hanno evidenziato un impianto caveale sotterraneo di ingenti dimensioni e molto articolato, le cave vennero scavate in età romana per l’estrazione del tufo ai fini della costruzione del prospicente acquedotto. Sono soprattutto queste caratteristiche del luogo hanno ispirato il progetto Amore e rivoluzione, che deve il proprio nome alla scritta monumentale, presistente al progetto ma di recente formazione, presente sul muro di  fronte alla Stazione Casilina.

Sara Basta, Welcome, scritta in tessuto wax su tovaglia da pic nic, 150 x 100 cm, 2019.
Ph. Morteza Hosseini 2019

L’intento del gruppo di lavoro riunito per Amore e Rivoluzione è stato quello di porre l’attenzione su un luogo carico di significati per la storia italiana e, in particolare, per la città di Roma. Il senso profondo della mostra è rappresentato dall’opportunità di creare aggregazione attraverso l’arte,  di “stare insieme” sospesi idealmente nel vuoto, necessità che si è palesata concretamente soprattutto nei giorni dell’allestimento.

Grossi Maglioni allattano i rispettivi figli all’interno di Occupazioni: Tenda dell’accudimento, tessuti, materassi, corde, pietre, 2015/19.
Silvia Cini, Preghiera, kinstugi, polvere d’oro, pigmento e gesso alabastrino su asfalto, 2019
Elena Bellantoni, Tornando in alto ad ardere le favole, installazione in legno, pigmento fluorescente, 350 x 40 cm, 2019.

La sensazione trasferita al visitatore che ha attraversato il tratto di strada è stata quella di un generale senso di spaesamento determinato dall’unità tra il luogo fisico e gli interventi artistici. Più che una mostra abbiamo perpetrato un “accadimento”, lasciando un segno performativo collettivo tracciato nel tempo, in modo da attivare una relazione tra il visitatore e l’intervento nella sua interezza. Il gruppo di lavoro operativo intorno ad Amore e rivoluzione ha  creato uno spazio fisico di discussione e di incontro per eventuali esperienze future aperte anche ad altri artisti, che esula da qualsiasi volontà di riqualificazione della zona. Siamo intervenuti principalmente per porre attenzione e vivificare la fragile bellezza di questa parte di Roma.

Fulvio Chimento