Mostra di Margherita Morgantin, Italo Zuffi; artista in residenza: T-yong Chung
A cura di Fulvio Chimento e Carlotta Minarelli
Cortina d’Ampezzo (BL)
Apertura: 23 luglio 2022
Durata: 23 luglio – 3 novembre 2022
I Giardini di Artemide è stata organizzata da Associazione Controcorrente, Regole d’Ampezzo e Liceo Artistico Rimoldi di Cortina, con la presenza degli artisti Margherita Morgantin e Italo Zuffi e la partecipazione di T-yong Chung, che in marzo 2022 ha realizzato una residenza d’artista in collaborazione con gli studenti del Liceo Rimoldi di Cortina.
Tra le principali fonti di ispirazione de I giardini di Artemide si segnala una guida letteraria per escursionisti scritta dal poeta e scalatore Giovanni Cenacchi, che ha saputo descrivere le peculiarità di questo territorio in modo penetrante e raffinato. Nel volume Dolomiti cuore d’Europa (Hoepli, 2021) Cenacchi dedica un intero capitolo proprio al sentiero di Pian de ra Spines, così descritto: “Lo spazio dei boschi di fondovalle e delle selve alle pendici delle grandi pareti è dunque un regno delle linee curve. Sul trono di questo regno gli antichi Greci posero la dea Artemide, figlia semprevergine di Zeus e di Leto, divinità dei monti e dei boschi in cui amava scorrazzare senza sosta con arco, faretra e un corteo di ninfe e fanciulle di nove anni di età, le ‘arktoi’ (orse)”.
I Giardini di Artemide vuole stimolare un esercizio percettivo del rapporto tra uomo e natura ispirato al sentire del mondo greco, consacrando, quindi, proprio ad Artemide, una porzione del territorio dolomitico, e marcando questa presenza attraverso gli interventi degli artisti coinvolti.
Il sentiero di Pian de ra Spines è stato trasformato dal punto di vista artistico nel Regno di Artemide, la cui presenza è rintracciabile secondo la visione classica ovunque siano presenti sulla terra “ombrose montagne, deserte o ammantate di boschi, dove scorrono freschi ruscelli e stagnano limpidi laghetti” (Treccani). Gli antichi greci identificavano Artemide nella Luna, rintracciando l’influenza della dea nel proliferare di tutte quelle forme di vita su cui poteva riflettersi l’attività lunare.
La presenza di opere di Margherita Morgantin, Italo Zuffi e T-yong Chung determina una modificazione, seppur lieve, all’interno dell’ambiente naturale, che trasforma una parte del sentiero in un “giardino” ideale: le opere possono essere lette nella propria valenza estetica e funzionale, oppure acquisire valore di “offerte” disinteressate alla natura, ma anche manifestarsi quali tangibili presenze del passaggio di Artemide. All’interno di questa suggestiva cornice formale celebrata dal paesaggio dolomitico, sembra emergere l’immagine suggerita da Johannes Wolfgang Goethe, che evoca la natura come “simile a una danzatrice che rapisce nel vortice della sua danza e poi ci lascia andare e cadere dalle sue braccia, immemore e dimentica”. La tradizione classica insegna che non esiste una natura benevola o malevola: essa esercita la propria funzione indipendentemente dalla volontà umana. Nella natura fluisce sempre una forza vitale, poiché il fine è l’affermazione della vita stessa: alla morte segue incessantemente la nascita (e viceversa). Non a caso Artemide è, al tempo stesso, protettrice degli animali selvatici e della caccia.
Per I giardini di Artemide Italo Zuffi presenta due nuove interventi-opere, appositamente ideate, che hanno per titolo Una specie di illusione e Abbinamento. Nel primo caso, l’artista realizza una scultura formata da due chiavi e da un portachiavi, nel quale si legge la scritta “bosco”. Tutti gli elementi che formano l’opera sono ingranditi di venti volte rispetto alle dimensioni reali: l’intera composizione raggiunge la lunghezza di circa due metri, e la superficie si presenta metallica. L’opera viene collocata a terra ai margini del sentiero di Pian de ra Spines, come se le chiavi fossero accidentalmente cadute dalla tasca di una creatura gigantesca che abita queste foreste, nella mostra idealmente dedicate ad Artemide.
Abbinamento è un’opera che si presenta come un semplice cucchiaio ricavato da un unico pezzo di legno, ma dal manico eccessivamente allungato. È infatti solamente il manico a prolungarsi, mentre la paletta che accoglie il cibo rimane di una dimensione standard. L’opera viene collocata in alto, su uno dei rami degli abeti presenti nel bosco di Pian de ra Spines, e lì lasciata a vivere, esposta agli agenti atmosferici, fino a quando le sarà possibile, in ragione della sua esilità.
Entrambe le opere, che presentano oggetti di uso comune e quotidiano in contesti e dimensioni inaspettati, appaiono distorte da una sorta di meccanismo ottico. In Una specie di illusione una lente di ingrandimento sembra agire nella dimensione del “gigantismo”, mentre nel caso di Abbinamento lo sguardo sembra attraversato da una lente deformante, che determina una giocosa tensione sul modo di percepire la realtà.
T-yong Chung realizza per I giardini di Artemide due installazioni site-specific allestite nel sentiero di Pian de ra Spines. La prima, Shining, è composta di cinque catene realizzate con cerchi in ottone di differente misura e numero, allestite in verticale rispetto ai tronchi degli abeti presenti nel bosco. Shining sembra circoscrivere un’area sacra all’interno della vegetazione, come se l’artista avesse creato delle quinte teatrali definite, ma al tempo stesso molto aeree, un approccio che ricalca alla perfezione l’idea generale della mostra di dedicare un giardino ad Artemide in questa precisa area delle Dolomiti. Il visitatore viene chiamato a muoversi con circospezione nello spazio naturale, lungo un sentiero, quello di Pian de ra Spines, che ha di per sé una riconoscibile componente femminile determinata dalla sinuosità delle rive del vicino fiume Boite. Questo aspetto viene evocato anche dalle forme circolari degli anelli realizzati da T-yong Chung, che rimandano al senso di vuoto e di spazio, ma anche all’idea di fecondità e di gestazione, tutte caratteristiche riconducibili ad Artemide.
Per I giardini di Artemide Margherita Morgantin propone l’idea di una mini-residenza in alta quota collegata al sentiero di Pian de ra Spines. Qui sono presenti due frecce allestite nel tronco di alberi: una indica esattamente la direzione di Baita Lerosa, collocata a 2071 metri di altezza, dove l’artista trascorre un periodo di permanenza solitaria finalizzato allo sviluppo del suo progetto per I giardini di Artemide; l’altra indica la Piccola Croda Rossa, rifugio nei pressi del Lago di Fosses, residenza di pastori durante il periodo estivo per condurre i greggi in alpeggio. Il puntamento delle due frecce muterà con la crescita naturale dell’albero, dando indicazioni geografiche diverse da quelle incise sul corpo delle frecce e che verranno monitorate nel tempo. Accompagna le indicazioni geografiche incise sulle frecce un mantra ricevuto dall’artista nell’ambito del ‘pensiero delle foreste’. Margherita Morgantin trasforma idealmente la piccola baita per pastori incastonata nel paesaggio dolomitico, nelle vicinanze di Forcella Lerosa, in un campo di osservazione meteorologica e astronomica, un luogo dedito alla meditazione, al disegno e alla scrittura. I dati e i segni raccolti dall’artista in questo periodo di soggiorno in quota saranno raccolti in una pubblicazione cartacea in grado di dare respiro a questa esperienza.
Documentazione video realizzata dal regista Zheng Ningyuan
Rassegna: Sentieri d’arte 2022
Mostra: I giardini di Artemide
Artisti: Margherita Morgantin, Italo Zuffi
Artista in residenza: T-yong Chung
Sede: Cortina, sentiero di Pian de ra Spines
A cura di: Fulvio Chimento e Carlotta Minarelli
Periodo: 23 luglio – 3 novembre 2022
Organizzata da: Ass. Controcorrente, Regole d’Ampezzo, Liceo Artistico Rimoldi di Cortina
Progetto grafico: Quiqueg agenzia creativa (Milano)
Ingresso: libero
Inaugurazione: sabato 23 luglio, ore 10.30, sentiero Pian de ra Spines
Ufficio stampa: Irene Guzman – irenegzm@gmail.com – Tel. 349 1250956